Chi sei quando nessuno ti guarda?
- Dott.ssa Vinci
- 5 nov 2019
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 7 nov 2019
La vista è il canale sensoriale preferenziale con cui l'essere umano si rapporta al mondo circostante.
Osserviamo e ci lasciamo osservare. Ma può questo atto influenzare e modificare la realtà? E in che modo? Cosa accade quando lo sguardo si posa su qualcuno, su di noi?
Anche la fisica quantistica riconosce che l'osservatore influenza la realtà che osserva.
Lo sguardo si connota quindi di qualità modificando noi stessi e gli altri.
Al giorno d'oggi c'è un tipo di sguardo al quale siamo più soggetti, quello legato al giudizio, il più delle volte estetico o prestazionale.
Gli effetti sono ben definiti da Charmet (2018):
Lo sguardo dell'altro e in generale lo sguardo sociale comunque somministrato, anche virtualmente, è il regista indiscusso dell'eventualità di cadere in vergogna o viceversa di assurgere al godimento dell'ammirazione, anche se fulminea, effimera..
Il giudizio al quale ormai sembriamo abituati o assuefatti conduce dunque verso una strada a due vie in cui o si raggiungono l'ammirazione e l'invidia altrui (successo) o la vergogna (fallimento).
Esempio e manifestazione di questo modo di guardarsi è il crescente successo dei Social, dei Talent e di tutti quei programmi in cui il ruolo dei Giudici, degli Opinionisti e del Pubblico diventa fondamentale.
Questi osservatori si aspettano qualcosa di stra-ordinario dall'anonimo Pincopallo di turno, che ricade nella solita strada a due vie: quella vincente in cui soddisfa le aspettative altrui, destando ammirazione e qualche invidia, oppure quella perdente, tornando alla banale e noiosa vita ordinaria. Ciò che conta è ricominciare il prima possibile a giudicare una nuova performance, un'abitazione, un vestito ecc.
Ma quanto pesano queste aspettative sul modo in cui guardiamo noi stessi?
Il sentimento principale che si scatena è la vergogna.
In alcuni casi, cercare di evitare questo sentimento può portare alla paura di esporsi al giudizio altrui, anche quando si pensa di avere delle capacità.
Altre volte, al contrario, alcuni sembrano cadere e ricadere in situazioni di vergogna, facendone un tratto della personalità (i famosi pagliacci).
La maggior parte delle volte però la vergogna viene coperta con una maschera che cerca di compiacere lo sguardo dell'altro, nascondendo le parti più vulnerabili di sé, quelle da proteggere.
Chi sei allora quando nessuno ti guarda?
(o meglio, ora potremmo dire, quando nessuno ti giudica?)
Propongo questo spunto di riflessione per scoprire quelle parti di noi che abbiamo paura di mostrare agli altri perché temiamo creino imbarazzo e vergogna.
Al contrario quali sono quei momenti in cui queste parti possono esprimersi, finalmente libere dal giudizio altrui?
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